mercoledì 5 giugno 2013

Punti di vista

Negli anni '80 un cantante, a me sconosciuto, cantava una canzone sugli oblò e sulla luna. Mi sono sempre chiesta che legame ci fosse fra una lavatrice e lo spazio. Lui comunque lo aveva trovato.

A trentanni da quel «e guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po'», di gente che abbia osservato il mondo dietro un vetro tondo ne è passata parecchia, ma non credo che nessuno di questi si sia mai annoiato. 
Ovviamente non faccio riferimento alla lavatrici o alle cabine delle navi, e agli sguardi pensosi e malinconici che facciamo scorrere attraverso di loro. Cosa sarà quella un'isola o un calzino? Piuttosto parlo dei vetri che hanno diviso gli astronauti dallo spazio, i pochi che hanno avuto il privilegio di osservare la Terra da lassù, tutta insieme, tutta quanta. Che nessuno di questi si sia annoiato lo dimostra Chris Hadfield, astronauta canadese che nella sua ultima missione ha conquistato lo spazio e... la rete!





Ho avuto il piacere di incontrare le sue avventure, da astronauta e internauta, grazie ad un articolo uscito su El Pais qualche settimana fa. I miei tentativi di imparare lo spagnolo e allargare le mie vedute, mi hanno portata verso un punto di vista decisamente insolito. Lo spazio. 
In breve, grazie alle sue capacità di comunicatore, Chris è riuscito nell'impresa di ottenere migliaia e migliaia di followers su Twitter e altrettante views ai suoi video su YouTube. Ha dato la possibilità ai noi comuni terrestri di capire come si vive lassù, guardando il mondo da un oblò; come si sta a testa in su, giù, destra e sinistra; come si fa a stare lì senza che un lì ci sia.
I suoi video raccontano la vita degli astronauti sulla ISS nei momenti più semplici e comuni, rispondendo alle domande che arrivavano dalla Terra: si può piangere nello spazio? Che cosa mangiate lassù? Come fate a dormire?

Ma la vera perla dell'esperienza di Chris Hadfield è arrivata dalla musica. Prima di rientrare dalla sua missione  ha realizzato una sua versione della canzone Space Oddity di David Bowie.
Lasciatemelo dire: il risultato è spaziale!



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